Sanità: Gli innocenti e gli impuniti

GLI INNOCENTI E GLI IMPUNITI 

di MARIO CALIGIURI

OGNI giorno è un bollettino di guerra. L’episodio di Padova descritto in queste pagine conferma che gli orrori sanitari possono essere considerati un’autentica emergenza nazionale. Qualche anno fa l’Associazione italiana di oncologia medica fece sapere che tra gli 80 e i 90 morti al giorno sono causati da errori e disorganizzazione. Secondo la stessa associazione, oltre 300mila sarebbero le persone danneggiate, con costi valutabili in dieci miliardi di euro l’anno, pari all’1% del Pil. Eppure il sistema sanitario italiano assorbe cifre da capogiro e nelle regioni queste spese rappresentano in media i due terzi dei bilanci. Dopo ogni episodio si aprono processi, partono ispettori, si mobilitano commissioni di inchiesta, si leggono dichiarazioni allarmate. Ma di questa legittima indignazione civile poi cosa resta? Pagano i veri colpevoli? E quando?

A VIBO VALENTIA nel 2007 morì la sedicenne Federica Monteleone per una mancanza di corrente elettrica durante una banale operazione di appendicite. Dopo tre anni, il Tribunale ha condannato otto dei nove imputati. Le pene inflitte variano da due anni a un anno e quattro mesi e si è previsto un rimborso di 800 mila euro per le parti civili. Questo è solo il primo grado: poi c’è il secondo e la Cassazione, con i tempi della giustizia a tutti noti.
Occorrono commenti? Dopo le tragedie, i presunti responsabili spesso continuano serenamente a svolgere le loro funzioni. Però a Matera, pochissimi giorni fa, due medici sono stati sospesi in via cautelativa dopo che una donna è morta a seguito di un parto cesareo. Non mi è sembrata finora una pratica molto corrente. E’ inevitabile imbattersi in sbagli e fatalità. Le responsabilità vanno sempre valutate a fondo, caso per caso, senza processi mediatici sommari. E’ sempre importante stabilire se certi errori nascano dalla superficialità, dall’incuria, dalla disorganizzazione. O se invece siano il risultato di carenze strutturali alle quali nemmeno la buona volontà dei singoli (quando esiste) riesce a ovviare.

DI SICURO , una maggiore preparazione, una migliore distribuzione delle risorse e una più accurata organizzazione basterebbero a ridurre le cifre della tragedia. Mancano i dipendenti? Difficile sostenerlo, soprattutto in alcune regioni. Più forte è il problema dell’organizzazione, strettamente legato a quello della selezione dei manager sanitari. Questo è un punto chiave per tentare di frenare una mattanza infinita. Possiamo solo sperare che il dolore di incolpevoli vittime serva a muovere qualcosa. Servono scelte politiche forti. Altro che governicchi.

IL RESTO DEL CARLINO – LA NAZIONE – IL GIORNO
PRIMO PIANO DOMENICA 12 SETTEMBRE 2010 PAGINA 2