La “Capitale della Sila”
San Giovanni in Fiore, denominata non a torto la Capitale della Sila, sorge ai piedi del Monte Nero su un ripido pendio che sovrasta la confluenza dei fiumi Neto ed Arvo. Nella parte più bassa del paese, vicino alla confluenza dei due fiumi, si trova a 950 metri s.l.m. l’Abbazia Florense. A partire da questa, l’abitato, si è esteso verso l’alto fino ad arrivare alla sommità della Serra Cappuccini a metri 1.100 s.l.m.
Il paese, che è il centro più popolato della Sila, è attraversato dalla strada a scorrimento veloce n. 107 e si trova, all’incirca, a metà percorso tra Cosenza e Crotone. La sua superficie territoriale è di quasi 280 chilometri quadrati e si estende in un’area prettamente montuosa con quote oscillanti tra i 1.881 metri della cima di Monte Nero e i 400 metri della bassa valle del Neto. San Giovanni in Fiore confina con i comuni di Aprigliano, Bocchigliero, Longobucco, Pedace, Serra Pedace, Spezzano Piccolo, Caccuri, Castelsilano, Cotronei, Savelli. Nel territorio si trovano le cime di Monte Nero (1.881 m.), Volpintesta (1.730 m.), Carlomagno (1.670 m.) ed i bacini artificiali Ampollino, Arvo, Votturino.
Secondo il censimento ISTAT del 1991, la popolazione residente a S. Giovanni in Fiore è di 18.033 abitanti di cui 8.768 maschi e 9.265 femmine. Le abitazioni censite sono 8.656 di cui 5.624 occupate da nuclei familiari e ben 3.033 non occupate. Gli abitanti di San Giovanni in Fiore vengono chiamati sangiovannesi.
Le Chiese
Uno dei motivi principali che attrae i visitatori a San Giovanni in Fiore è la presenza di numerose chiese. Di seguito facciamo una carrellata di quelle storiche a cominciare da quella più antica: l’Abbazia Florense.
L’Abbazia Florense è il monumento più importante di S. Giovanni in Fiore, simbolo stesso del paese silano. Fondata nel 1189 dall’abate Gioacchino da Fiore fu più volte ristrutturata ed ampliata nel corso degli anni anche se conserva ancora molti elementi originali come il portale di ingresso ed i rosoni lobati simbolo tipico dell’Ordine Gioachimita. La chiesa, ad una sola navata, ha una copertura a capriata ed è affiancata da due cappelle laterali. Tra le opere conservate all’interno ricordiamo un coro intagliato nel legno del 1625, l’altare maggiore del 1740 e alcune tele del pittore Cristoforo Santanna.
La chiesa di Santa Maria delle Grazie o chiesa Matrice, venne edificata, per la prima volta, dall’Abate Commendatario Salvatore Rota nel 1530. Nel 1770, fu l’Abate Commendatario Giacomo Filomarino che la demolì interamente per poi ricostruirla a tre navate. Nel prospetto presenta tre portali in pietra arenaria, e il centrale, quello maggiore, è decorato con motivi rinascimentali. L’altare maggiore, in marmo, è di stile barocco. Il coro ligneo, lavorato artigianalmente, risale al 1700. Numerose sono le sculture e le pitture tra le quali ricordiamo la statua lignea della Madonna delle Grazie, il busto dell’Ecce Homo, il San Giuseppe, il Gesù Morto e il dipinto olio su tela raffigurante il battesimo dell’Abate Gioacchino da Fiore.
La chiesa dell’Annunziata, fondata nel 1653 dagli aderenti alla confraternita dell’Annunziata, era contigua alla chiesa Matrice per cui veniva denominata “Cappella dell’Annunziata”. Nel 1930 fu in parte abbattuta per permettere la costruzione della strada che da via Vallone arriva in piazza Abate Gioacchino. Bellissimo il suo campanile in granito opera di maestri scalpellini sangiovannesi. All’interno si trova un coro in legno del 1760 e le pitture dell’Annunciazione e della Visita ad Elisabetta.
La chiesa dei Padri Cappuccini o chiesa di S. Maria delle Grazie, la cui costruzione iniziò nel 1639, è costituita dalle due navate originali più un fabbricato recente adibito a convento. Lo stile architettonico è quello tipico delle chiese dei Cappuccini e presenta un prospetto con un portale in granito a tutto sesto d’ispirazione rinascimentale. All’interno della navata principale si trova l’altare maggiore in stile barocco impreziosito dalla tela raffigurante l’Immacolata, opera di Cristoforo Santanna datata 1797. Sulle pareti vi sono 14 quadretti, olio su tela, raffiguranti la via Crucis, opere del 1745 di Francesco Giordano da Policastro. Sul rosone della volta appare l’affresco del Santanna raffigurante la Madonna con il Bambino Gesù. Nella navata laterale troviamo un affresco di Francesco Giordano dipinto in un rosone della volta e raffigurante S. Antonio e un altro dipinto, olio su tela del 1925, che ritrae il Beato Angelo di Acri.
La chiesa della Cona o chiesa di S. Maria della Sanità prende il nome dell’antico quartiere in cui è stata costruita nel 1678. La chiesa è a tre navate anche se le due laterali sono piccolissime. Il portale, a tutto sesto, è in granito. All’interno si può ammirare un quadro della Madonna della Sanità (1615) del pittore Giovanni Battista Campitelli, un quadro di autore ignoto raffigurante i simboli del Sacro Cuore di Gesù, l’affresco sul soffitto di Cristoforo Santanna, il pulpito ed il confessionale opere di uno scultore locale conosciuto col soprannome di “Ottavio”.
La chiesa del Carmelo, situata nel rione “Costa”, è di costruzione relativamente recente. Al suo interno si trovano: un pulpito in legno, un confessionale della fine del Settecento e alcuni dipinti di Tancredi raffiguranti Santa Maria Goretti, San Luca, San Tommaso.
La chiesa dell’Ecce Homo si trova in località Palla-Palla, sulla strada per Savelli, nei pressi del campo sportivo “Saltante”. La sua costruzione risale agli inizi del Settecento. Presenta un portale in pietra arenaria ed all’interno, sull’altare, si trova il busto in legno dell’Ecce Homo scolpito da Antonio Biafora, della famiglia degli “Ottavio”, all’inizio del secolo. Recentemente, questa chiesa, è stata ristrutturata.
La chiesetta del Crocefisso è stata costruita nel 1714 sulla strada per la località “Junture” dove si trova la confluenza tra i fiumi Neto ed Arvo. All’interno, desta attenzione, un altare ligneo in stile barocco finemente decorato e il pulpito pure in legno.
La chiesa di S. Maria dei Tre Fanciulli, un tempo denominata chiesa di S. Maria della Paganella, si trova nella località A-Patia, dopo Fantino, sul confine col comune di Caccuri. Originalmente era un monastero autonomo fondato nel secolo VIII d.C. da monaci basiliani greci che in seguito fu affidato all’Abbazia Florense. Nel 1723, l’Abate Commendatario Giacomo Caracciolo, ricostruì la chiesa riducendone le dimensioni. E’ dello stesso Caracciolo il volto scolpito sulla sommità del portale. All’interno, sull’altare, è posta una tela che raffigura il miracoloso salvataggio dalle fiamme di tre fanciulli ad opera della Madonna.
Frazioni e Villaggi
Le frazioni di S. Giovanni in Fiore sono: Palla Palla, Fantino, Lorica, Acquafredda, Carello. Se si esclude Palla Palla, dove vennero costruiti il cimitero ed il campo sportivo, le altre frazioni avevano un’importanza prettamente agricola e con la crisi dell’agricoltura nelle zone interne e montane, questi borghi hanno visto la loro popolazione scendere gradualmente di numero e nel caso limite di Carello addirittura l’abbandono totale del villaggio.
Carello, infatti, aveva il pregio di trovarsi nella zona più bassa del territorio sangiovannese, nelle forre del Neto. La zona permetteva la vegetazione di colture tipiche di climi molto miti ma il difficile accesso al luogo e la resa minima dei terreni piccoli ed impervi ha indotto tutti i residenti a lasciare il piccolo borgo. Fantino, che un tempo era la frazione più grande del paese, corre lo stesso pericolo.
I villaggi più importanti della Sila nati nel territorio di S. Giovanni in Fiore sono: Germano, Serrisi, Rovale, Ceraso e Cagno. Questi borghi furono creati dall’O.V.S. nell’attuazione della Riforma Agraria. Sorgono nei pressi dei poderi assegnati dall’ente agricolo e sono costituiti in gran parte da gruppi di abitazioni rurali assegnate insieme ai poderi. Nei borghi si costruirono pure altri locali per la fornitura ai coltivatori di essenziali servizi civili e sociali come chiesette, scuole elementari, asili infantili, ambulatori medici.
Con il fallimento della Riforma Agraria, questi borghi, conobbero un periodo di declino. In parte furono abbandonati o abitati solo nei mesi estivi spesso da persone anziane e pensionati attaccati alla terra per motivi sentimentali e con produzioni agricole praticamente da autoconsumo.
Ultimamente, in questi villaggi, anche se in modo lento e con grandi difficoltà, stanno nascendo delle piccole strutture ricettive. Si cerca di sfruttare quello che è certamente l’unico grande potenziale economico della Sila all’inizio del terzo millennio: il turismo.
Il Turismo: cosa vedere e cosa fare
Di seguito riportiamo alcune note riguardo a monumenti, impianti e servizi che hanno una valenza turistica e che costituiscono, insieme ai prodotti tipici dell’artigianato e della gastronomia come l’ormai famosa pitta ‘mpigliata, l’offerta che la città di Gioacchino propone al villeggiante. Per quanto riguarda l’Abbazia Florense e le altre chiese rimandiamo a quanto già scritto sopra.
Il Museo Demologico, aperto nel 1984 nei locali comunali dell’Abbazia Florense, documenta la storia, le tradizioni, l’economia e il folklore delle popolazioni silane. Il progetto iniziale dell’Istituto prevede l’organizzazione dei documenti e dei reperti in sette sezioni e la creazione di tre archivi. Le sezioni sono: attrezzi di lavoro, economie, tecniche e produzioni tradizionali, atti e documenti della storia sociale, cultura paesaggistica e architettonica, cultura cerimoniale, magica e religiosa, cultura orale e musicale, cultura figurativa e iconologica. Gli archivi sono: le foto di Saverio Marra, l’archivio documenti e quello degli audiovisivi. E’ inoltre presente nei locali del Museo una biblioteca specializzata. Attualmente sono esposti 500 oggetti e 190 fotografie che costituiscono la mostra “Saverio Marra Fotografo”. Inoltre, è possibile consultare un video-disco con foto di Saverio Marra e un documentario, prodotto dalla Rai, sulla figura del fotografo sangiovannese.
Molto bella e gradevole alla vista è la villa nata dietro il Municipio. Il Parco Comunale, invece, si trova nella parte alta della città. Attrezzata con area pic-nic, questa struttura, potrebbe assumere una certa importanza se si riuscisse a completare le opere che ne fanno parte come la piscina coperta.
Oltre a quanto sopra riportato, nella città, si possono visitare tra l’altro: l’Arco Normanno nei pressi dell’Abbazia Florense, il vecchio Palazzo del Barone, i monumenti ai caduti in guerra di via Panoramica e di via Roma.
Veniamo adesso alle feste e alle manifestazioni di carattere tradizionale, culturale e turistico. Ricordiamo la festa del Santo Patrono, San Giovanni Battista, che viene celebrata, nel centro storico del paese, il 24 giugno di ogni anno. Nel rione “Cappuccini” si organizza, il 13 giugno, la festa di San Antonio di Padova e nel rione “Costa” la festa della Madonna del Carmine il 16 luglio. Resta viva la tradizione di accendere dei falò (focere) nella notte della vigilia di Natale mentre negli ultimi anni si è persa la consuetudine di festeggiare il Carnevale con le “frassie”, manifestazioni musicali che ripropongono in chiave satirica le vicende politiche e i fatti più eclatanti di cronaca e di costume.
Ricordiamo, inoltre, la storica “Fiera” che si svolge nei giorni 26, 27 e 28 agosto e che richiama molti visitatori dal circondario. Sempre in agosto, segnaliamo la corsa automobilistica organizzata sulla vecchia strada per le “Cuturelle” e la simpatica manifestazione per l’elezione della “pacchiana” più bella con la sfilata di ragazze che indossano il tradizionale costume femminile sangiovannese.
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